mercoledì 2 febbraio 2011

Radiofreccia (1998)

Radiofreccia (1998)

Paese Italia
Anno 1998
Durata 112 min
Genere drammatico (commedia)
Regia Luciano Ligabue
Soggetto Luciano Ligabue
Sceneggiatura Antonio Leotti, Luciano Ligabue
Casa di produzione Fandango
Fotografia Arnaldo Catinari
Montaggio Angelo Nicolini
Musiche Luciano Ligabue
Scenografia Stefano Giambanco

 
 « Te sta' dentro, che qua fuori è un brutto mondo! »
 
(Freccia)
 

Luciano Ligabue passa alla regia, mettendosi alla prova e a mio avviso riuscendo benissimo nell'impresa.
Radiofreccia è la storia di cinque ragazzi e di una radio nella provincia della Bassa Padana.

Il film tratto dalla sua raccolta di racconti "Fuori e dentro il borgo", narra attraverso una storia semplice, la fine di una stagione, di "quegli anni '70",  attraverso la prospettiva della provincia emiliana. 

Per realizzare questa pellicola si avvale di un cast formato da giovani attori che recitano con spontaneità e genuinità.

All'inizio del film, ho trovato molti di questi attori poco convincenti, ma nella visione la loro naturalezza credo aiuti lo spettatore a immedesimarsi nella storia.

La colonna sonora è azzeccatissima: David Bowie, Doobie Brothers, Lou Reed,  Creedence Clerawater Revival ...     ...e Ligabue (aggiunge il suo tocco personale) con "Ho perso le parole", "Metti in circolo il tuo amore", "Can't help falling in love" (suonata dalla banda di Correggio).


VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore regista esordiente, Miglior attore protagonista (Stefano Accorsi), Miglior sonoro


CURIOSITA'
  • La vicenda dell'ippopotamo è realmente accaduta a Correggio, quando un ippopotamo è scappato dal circo che era in città in quei giorni.
  • Alla fine del film quando nel 1993, si vede Adolfo il barista (Guccini) che ha lasciato il bar in gestione alla figlia; interpretata da Teresa Guccini, figlia del cantante anche nella vita.
  • Nel film vengono proposte una a seguito all'altra le canzoni Werewolves of London e Sweet Home Alabama, che Kid Rock unirà dieci anni dopo, creando il successo estivo All Summer Long.
  • Nella scena in cui Bruno, Freccia, Iena, Tito e Boris vanno a vedere com'era Radio King si vede Ligabue nei panni di deejay, infatti in una scena antecedente, nel momento in cui erano al bar dalla radio si sente "Siete su Radio King da Reggio, solo musica buona, solo la musica che ci pare, per le vostre richieste chiamate il 581363, i pezzi brutti non ve li passiamo", sentendo la voce del deejay si può riconoscere la voce di Ligabue.

Sceneggiatura

Il film è tratto dalla raccolta di racconti Fuori e dentro il borgo scritto dallo stesso Ligabue. In particolar modo la storia ricalca i racconti Il girotondo di Freccia e Radio Fu. La sceneggiatura viene riscritta a quattro mani dallo stesso regista, Ligabue, in collaborazione con Antonio Leotti. Questi, inoltre, inseriscono anche altri personaggi dello stesso libro, ma trascurano volutamente la parte biografica ivi contenuta.
Da sottolineare la differenza con il libro, ove il personaggio di Freccia è in realtà chiamato Foja, in virtù di una voglia a forma di foglia che aveva sotto ad un orecchio.

HEREAFTER (2010)


Hereafter
Nazione: USA
Anno: 2010
Genere: drammatico, thriller
Durata: 2h09m
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Peter Morgan
Fotografia: Tom Stern
Musiche: Clint Eastwood
Cast: Cecile De France, Thierry Neuvic, Matt Damon, Jay Mohr, Frankie McLaren, George McLaren, Cyndi Mayo Davis, Lisa Griffiths, Jessica Griffiths, Ferguson Reid, Derek Sakakura, Richard Kind, Charlie Creed-Miles, Lyndsey Marshal, Rebekah Staton

Di seguito un'ottima (anche se  eccessivamente cattiva) recensione di Hereafter presa dal sito : http://www.cinemaeviaggi.com/2011/01/hereafter.html....
(...e purtroppo il tempo scarseggia...)


Recensione

Clint Eastwood è stato indiscutibilmente un attore di grandi qualità. Anche come regista ha deliziato pubblico e critica con un gran numero di ottimi film. Le aspettative attorno ad un suo nuovo film sono, dunque, sempre molto alte e difficilmente disattese. “Hereafter” è, però, un mezzo passo falso e se non fosse stato girato da Eastwood nessuno lo avrebbe degnato di minima considerazione.
“Hereafter”, parte da un’idea interessante, ma neanche troppo originale: le  esperienze ravvicinate con la morte e la possibilità di parlare con le persone defunte. Eastwood non si preoccupa, però, di  dipingere l’aldilà come quello rappresentato in “Al di là dei sogni” di Vincent Ward oppure in “Amabili resti” di Peter Jackson. Si concentra, invece, sui protagonisti che vengono segnati dalla morte: soffrono per la perdita di un proprio caro, per il senso di colpa di essere sopravvissuti o per l’inquietudine di aver perso una vita normale a causa di un “dono” non richiesto.
Già dalle prime scene “Hereafter” presta il fianco a facili critiche: la scena dello tsunami è realizzata in modo grossolano con effetti speciali ridicoli. Gran parte della colpa questa debacle è da attribuire alla sceneggiatura di Peter Morgan (Oscar per “The Queen” e “Frost/Nixon”), priva di spessore e di interesse. La storia non coinvolge e non lascia utili spunti di riflessioni. La narrazione degli avvenimenti dei tre protagonisti non è equilibrata e non offre validi elementi che le leghino. Se la storia americana è la più avvincente e prossima alle tematiche di Eastwood, quella francese sembra adattata da un film di Claude Lelouche e quella inglese da un dramma sociale di Ken Loach. Tre storie che singolarmente potevano avere un valore, ma che non si amalgamano, sprovviste di un fil rouge che le rendano un’entità indivisibile. A tal proposito, il finale che le riunisce è scadente, banale conclusione di un film mal strutturato.
Il cast di “Hereafter” vede un buon Matt Damon capace di rendere pubblica una storia intima e drammatica. Se tutto quanto ruota attorno al suo “dono”, straordinario per gli altri ma per sé infausto, regala momenti commoventi, fa sorridere la banale della storia d’amore che nasce dal corso di cucina, pieno di idiozie e luoghi comuni sull’Italia e la sua arte culinaria. Quello che ne viene fuori è peggiore di quanto visto nel film “Lezioni di cioccolato” tra Luca Argentero e Violante Placido. Cécile de France, nel ruolo di Marie, appare confusa per nulla convincente. L’attrice belga, forse, è ancora troppo legata ai ruoli leggeri che le hanno reso giustizia finora. La sua storia, descritta in lingua francese per scelta del regista, è forzata, poco credibile. Le interpretazioni dei gemellini George e Frankie McLaren sono incantevoli quando mostrano la loro intesa e la loro complicità, ma risultano sterili quando i due sono in scena singolarmente.
“Hereafter” è un mediocre thriller new age che rovina pietosamente in un melodramma privo di mordente. Clint Eastwood non poteva certo dare risposte sull’aldilà, ma almeno poteva meglio indirizzare il suo film lungo binari più stabili. Un film confuso e poco intrigante.

Trama

Marie Lelay è una giornalista francese scampata ad uno tsunami. Rientrata a Parigi si interroga sulla sua esperienza che l’ha condotta tra la vita e la morte. Inizia ad allontanarsi dal suo fidanzato che non riesce a comprendere la sua difficile situazione. George Lonegan è un operaio americano con il dono di vedere i cari defunti delle persone con il solo tocco della mano. George non vede il suo come un dono meraviglioso, ma come una condanna che non gli consente di vivere una vita normale. Ci prova frequentando un corso di cucina italiana e coltivando la sua passione per i romanzi di Charles Dickens. Marcus è un ragazzino inglese che assieme a suo fratello deve tirare avanti badando anche alla madre tossicodipendente. Il tragico destino lo renderà un bambino ancora più smarrito e spaventato, alla ricerca ostinata di risposte sulla morte e sull’aldilà.